Dove eravamo rimasti?!
Abbiamo affrontato nel precedente articolo i primi passi per poter costruire la pensione, ed ora inizieremo a “posare tutti mattoni” sulle nostra fondamenta previdenziali!
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Quanto risparmiare? E’ la domanda che molti si pongono, fondamentale per sostenere il proprio “reddito pensionistico” è di aderire ad un fondo pensione, ma come?
- Dipendenti Privati:
La parte più rilevante è caratterizzata dal trattamento di fine rapporto (TFR) che incide ad oggi con una quota pari al 6,91% della propria retribuzione e che può essere destinata in un fondo pensione godendo di diversi vantaggi.
La non adesione comunque comporta la destinazione del proprio TFR , nel caso in cui l’azienda non superi i 49 dipendenti, proprio nell’azienda stessa; diversamente se quest’ultima avesse almeno 50 dipendenti, il TFR verrebbe destinato allo Stato, tramite il Fondo Tesoreria dell’INPS.
E’ possibile inoltre versare un contributo volontario, che secondo quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, impegna il datore di lavoro a versare un contributo detto “datoriale”. - Lavoratori Autonomi:
La contribuzione al Fondo Pensione Aperto o ai Piani Individuali Pensionistici (PIP) sarà assolutamente volontaria (non godendo di TFR e contributo datoriale).
In entrambi i casi, quanto è necessario versare allora?
Essendoci diverse posizioni individuali e molte variabili nella costruzione del Primo e del Secondo Pilastro, non esiste una risposta certa.
Tuttavia, diversi esperti suggeriscono di valutare una destinazione al proprio fondo con una quota che si avvicini al 10% della retribuzione lorda.
Ritengo però che questa percentuale, vada presa in considerazione anche in una valutazione di soluzioni differenti nell’integrazione della propria pensione, come vedremo successivamente, nell’adesione al Terzo Pilastro detto “Previdenza Integrativa”!
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Durante l’adesione del fondo pensione vi sono però molteplici possibilità sulla scelta delle “linee d’investimento” (COMPARTI).
Può non essere semplice individuare il comparto più adatto alle proprie esigenze, la scelta molte volte in assenza di un appoggio da parte di un consulente può non essere facile, ma per semplificare suddividerò i comparti in tre ipotetiche linee d’investimento per rendere un pò più chiare le idee:
- Comparto Garantito (95% gestione separata¹ – 5% azionario)
- Comparto Bilanciato (60% gestione separata – 40% azionario)
- Comparto Azionario (20% gestione separata – 80% azionario)
Occorre sapere che la scelta non sarà definitiva, i fondi pensione offrono la possibilità di modificare nel corso degli anni la propria linea d’investimento, anche in modo automatico.
Infatti molte compagnie hanno introdotto un meccanismo detto “LIFECYCLE”, ossia ciclo di vita, che consiste nell’adeguare l’adesione ai comparti d’investimento in relazione all’età anagrafica e contributiva dell’iscritto.
Un esempio pratico del meccanismo automatico “LifeCycle”:
se si aderisce al fondo tra i 20 ed i 30 anni di età, la scelta cadrà in un comparto azionario, mentre al raggiungimento dei 40 anni si passerà ad un comparto bilanciato, per poi intorno ai 55 anni, spostare e definire la propria posizione del fondo in un comparto garantito.
Questo automatismo da il tempo alla parte azionaria nei primi anni di poter “lavorare” ed ottenere degli extra rendimenti e successivamente, con l’avvicinarsi dell’età pensionabile, di mettere in “protezione” tali rendimenti in una linea garantita.
N.B.: è’ importante confrontarsi con un consulente previdenziale per andare incontro ai propri bisogni, ogni scelta della linea è soggettiva e “non identica a tutti”!
¹Gestione Separata: è una particolare forma di Gestione Assicurativa prevalentemente di tipo obbligazionario nella quale confluiscono gli investimenti dei clienti che aderiscono a contratti ad essa collegati. La Gestione separata è identificabile sotto il profilo del rischio come una gestione prudente del risparmio ed è tenuta contabilmente distinta dalle altre attività della Compagnia, a tutela dei risparmi degli assicurati.
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L’adesione al fondo dura tutta la carriera lavorativa e per ovviare il manifestarsi di eventuali esigenze economiche nel corso del tempo, vi è la possibilità di poter usufruire delle cosiddette Anticipazioni:
- dopo 8 anni d’iscrizione al fondo, anticipazione del 75% di quanto accumulato fino a quel momento, in caso di acquisto o ristrutturazione della prima casa (propria o dei figli);
- nel caso si manifestassero gravi problematiche di salute, anticipazione del 75% di quanto accumulato fino a quel momento;
- dopo 8 anni d’iscrizione al fondo, anticipazione del 30% di quanto accumulato fino a quel momento, per ulteriori esigenze;
Oltre alle anticipazioni, è possibile richiedere un “riscatto” della posizione, che consiste nella richiesta di rimborso, totale o parziale, del capitale maturato fino a quel momento e può avvenire:
- nei casi di inoccupazione per un periodo di tempo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, o in caso di mobilità o cassa integrazione, è possibile chiedere il riscatto del 50% del montante maturato. Per inoccupazione superiore a 48 mesi è possibile chiedere il riscatto totale.
- in caso di invalidità permanente che riduce la capacità lavorativa a meno di un terzo è possibile chiedere il riscatto totale.
- in caso di morte del lavoratore prima che abbia maturato il diritto alla pensione, gli Eredi o i Beneficiari possono chiedere il riscatto totale.
- nei casi previsti dallo statuto e dal regolamento della forma pensionistica, quando il Lavoratore perde i requisiti previsti per partecipare, è possibile chiedere il riscatto totale.
E’ estremamente importante che “smontare” la propria posizione previdenziale riduce sensibilmente la possibilità che la rendita futura sia in linea con le esigenze identificate all’inizio del percorso.
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Un altro “passo” che incide sulle scelte del TFR e della contribuzione volontaria è il vantaggio fiscale, che non è assolutamente da trascurare.
Ma entriamo più nel dettaglio…
Abbiamo parlato precedentemente di anticipazioni, infatti per quanto riguarda l’anticipo per far fronte alle spese mediche per gravi problemi di salute, la tassazione applicata sarà del 15%, che si ridurrà dello 0,3% per ogni anno di adesione oltre il 15°, fino ad arrivare ad un massimo del 9%. Mentre in caso d’acquisto o ristrutturazione della prima casa e per ulteriori esigenze, verrà applicata un’aliquota pari al 23%.
Ma non sono questi i casi veri e propri del cosiddetto vantaggio fiscale che fa gola un pò a tutti, bensì uno di questi è la riduzione dell’aliquota applicata (nel momento in cui si accede alla pensione) che va da un 15% fino ad un massimo del 9% (la riduzione applicata è dello 0,3% per ogni anno successivo al 15°).
Questa fiscalità è applicata sia per quanto riguarda il capitale derivante dal TFR, e sia per il capitale che deriva dai contributi volontari.
N.B.: i rendimenti finanziari nella fase di accumulo sono tassati con un’aliquota massima del 20% (contro un’aliquota del 26% prevista per la generalità degli altri strumenti finanziari, riducibile in funzione della quota parte dei rendimenti derivanti da titoli pubblici italiani o equiparati, che sono tassati con un’aliquota pari al 12,5%).
Un vantaggio significativo si può trovare nella tabella sottostante, dove viene evidenziata la sostanziale diversità, tra lasciare il TFR in azienda o destinarlo in un fondo pensione.
N.B. Ipotesi adottate: Inflazione 2% – Rivalutazione TFR 3% – Dinamica salariale 1% – Rivalutazione fondo 3%
Ad esempio:
un dipendente con retribuzione lorda di 1.600€ mensili decide di lasciare il proprio TFR in Azienda, dopo 30 anni di contribuzione accumulati va in pensione.
Ha maturato un capitale totale di 77.570€, sul quale verrà applicata una tassazione d’importo pari a 18.710€, riscuoterà così un netto di 58.860€.
Nel caso specifico, ma con destinazione del TFR in un fondo pensione ed adesione di 30 anni, la tassazione sarà d’importo pari 8.145€ ovvero verrà applicata un’aliquota del 10,5%, calcolata sottraendo dal 15% iniziale lo 0,3% per i 15 anni successivi ai primi 15, riscuotendo un netto di 69.425€.
VANTAGGIO FISCALE ——> +10.565€
Un ennesimo vantaggio riguarda il contributo volontario, ovvero una deduzione² fiscale applicata sul versato annuale nel fondo, con il limite massimo di 5.164,57€.
La deduzione che si otterrà è calcolata in base al proprio reddito, utilizzando l’aliquota IRPEF dello scaglione di appartenenza.
Il Risparmio di imposta per l’iscritto è pari a quanto versato moltiplicato per una percentuale (data dalla somma tra l’aliquota marginale IRPEF più alta applicabile, e le eventuali addizionali regionale e comunale).
Addizionale Regionale Lombardia
Addizionale Comunale Como
Ad esempio:
un professionista di Como con reddito di 80.000€ effettua un versamento di 5.164,57€ nell’anno 2018, verranno considerate nel calcolo della deduzione:
- l’aliquota IRPEF del 43%
- l’addizionale Regionale Lombardia dell’1,74%
- l’addizionale comunale Como dello 0,80%
TOTALE 45,54%
Il massimo RISPARMIO FISCALE sarà quindi pari al 45,54% di 5.164,57€
ovvero
2.351,80€
N.B.: usufruibile nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo
²Deduzione: in materia di tassazione, si definisce onere deducibile un importo che è possibile sottrarre dalla base imponibile. La detrazione agisce invece riducendo l’imposta lorda.
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Recentemente sono state introdotte due misure che dovrebbero rendere flessibile al lavoratore il momento del pensionamento:
- La rendita integrativa temporanea anticipata (RITA)
- L’anticipo pensionistico volontario (APE)
RITA da la possibilità di riscattare il montante accumulato nel fondo pensione a 5 anni dall’età del pensionamento (dieci anni, in caso di disoccupazione da 24 mesi), con almeno 20 anni di contribuzione maturata. Questa operazione permetterebbe di avere risorse nel delicato passaggio tra attività lavorativa e pensionamento.
C’è una convenienza? La convenienza sinceramente è soggettiva, soprattutto nel fatto che ciò che si incassa prima non si potrà incassare dopo.
APE con la legge di Stabilità 2017 modifica le norme relative alla possibilità di pensionamento anticipato.
Si può richiedere se raggiunti almeno 20 anni di contribuzione INPS, lasciando l’attività lavorativa in anticipo di massimo di tre anni e sette mesi, grazie a un prestito bancario o assicurativo.
– CONSIGLIO DI VALUTARE ATTENTAMENTE SE INTRAPRENDERE QUESTE SCELTE –
L’ultimo gradino da affrontare per accedere alla pensione è la scelta della liquidazione del proprio fondo pensione, che andrà a supportare la rendita del Primo Pilastro (INPS) che in prospettiva sarà inferiore rispetto al passato in termini percentuali e quantitativi rispetto all’ultimo stipendio percepito.
Due sono le strade per la liquidazione:
- sotto forma di capitale: fino al 100% del capitale qualora la rendita calcolata sulla conversione del 70% del montante finale risulti essere inferiore al 50% dell’assegno sociale (per il 2018 pari a 5.889€ annui);
- sotto forma di rendita: vitalizia rivalutabile, rivalutabile reversibile, controassicurata, garantita per 5 o 10 anni;
N.B.: l’iscritto al fondo pensione al momento del pensionamento può anche riscattare in forma di capitale metà del montante accumulato, e la restante parte sotto forma di rendita.
In questo articolo, ed in quello precedente, ho voluto riassumere i 10 passi fondamentali da seguire nelle scelte previdenziali, tante sono le opzioni da non sottovalutare e da prendere in esame attentamente, ma spero di aver dato qualche informazione in più a colui che ne aveva bisogno.
Per concludere, un consiglio sincero…
Affrontate il tema previdenziale, non fate scorrere l’orologio…
…”la pensione si costruisce giocando d’anticipo”!